In occasione della giornata mondiale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, è stato pubblicato il 13° Rapporto di aggiornamento sul monitoraggio delle giovani generazioni in Italia, presentato martedì 21 novembre nel corso di un evento online aperto dall’intervento della Ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, Eugenia Maria Roccella. Dall’analisi emerge tutta la complessità della realtà odierna, ed anche chiaramente la difficoltà che hanno sia i ragazzi che le famiglie a gestire tale complessità. Tutti concordi anche nel sottolineare che, per comprendere a pieno tale complessità e fornire risposte adeguate, è necessario uscire dalla logica degli interventi sui singoli “settori”, per avviare invece un processo di ricomposizione in grado di promuovere il benessere complessivo delle persone di minore età che vivono nel nostro Paese. La fotografia che ci troviamo ad osservare è quella che ritrae una realtà in cui le ragazze ed i ragazzi che vivono nel nostro Paese manifestano un malessere diffuso, che si esprime in diversi modi, ma riguarda tutte le sfere dell’esistenza e coinvolge le diverse fasce d’età. Pesa la percezione di un futuro incerto: crisi economiche ricorrenti, crescenti disuguaglianze, pandemia, guerre anche ai confini dell’Europa. Nello stesso tempo resta viva in molti bambini e ragazzi, sia la consapevolezza delle sfide che il mondo attraversa, sia la volontà di impegnarsi personalmente e collettivamente per affrontarle. Su queste grandi risorse, di coscienza e di solidarietà, si può e si deve far leva per rendere bambini e ragazzi più protagonisti del loro presente e del loro futuro. Il lungo isolamento generato dal Covid ha comportato il rarefarsi dei luoghi di incontro ed ha indotto molti giovani e giovanissimi a chiudersi in sé stessi, e ad un eccessivo utilizzo dei media. I dati a livello nazionale evidenziano una sorta di “onda lunga” dell’aumentato rischio di dipendenza tecnologica tra bambini e adolescenti. In molte delle nostre città mancano anche punti di riferimento territoriali, luoghi aggregativi aperti, spazi gioco, contesti di socializzazione occasionali e liberi come piazze e cortili. Senza considerare il tema della scarsità di spazi verdi cittadini a disposizione di bambini e ragazzi, essenziali per lo sviluppo psicofisico. È quindi necessario e doveroso che gli adulti assumano responsabilità e riconoscano le mancanze dell’attuale sistema per avviare un ripensamento complessivo delle politiche, avendo un orizzonte temporale di lungo periodo ed in maniera che coinvolga tutta la comunità educante, se non si vuole perdere di vista un’intera generazione. E per far questo è centrale ascoltare le ragazze e i ragazzi, promuoverne il protagonismo e tenere conto delle loro esigenze e della loro opinione per giungere alla piena attuazione dei loro diritti. Gli strumenti nazionali di programmazione vanno ripensati, se si considera che quanto previsto dai Piani nazionali di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva si risolvono troppo spesso in un esercizio di confronto teorico, che non viene tradotto in programmazione e politiche mirate al raggiungimento degli obiettivi identificati come prioritari. A tal proposito il Csi, da sempre attento alle problematiche giovanili, auspica che si porti l’attenzione delle istituzioni sulle criticità del nostro sistema, valorizzando i punti di forza che emergono anche delle molteplici esperienze condotte a livello territoriale, per innescare un cambiamento sistematico, che veda tutti protagonisti nel farsi carico delle esigenze di una “generazione sospesa” tra sogni e incertezze.