VERGOGNA!!!
Sabato, 28 febbraio scorso, su un campo di S.Carlo, durante una partita di calcio a livello dilettantistico - amatoriale del C.S.I., si è consumata l'ennesima violenza ai danni di un Arbitro.
Quando apprendo queste notizie, mi assale una specie di frustrazione e di abbandono tali, da non riuscire neppure a trovare le parole per gridare tutta la rabbia, la delusione e l'amarezza che ho dentro. E' come se venissi svuotato della mia volontà, della mia capacità di reazione. Ho come l'impressione che tutto quello che si fa non conti niente.
Ma non è così! Non può essere così! Non deve essere così!
Il C.S.I. infatti, pur rispettando e comprendendo la fragilità umana, rinnega la squallida pochezza espressa da quel dirigente, si dissocia dal suo comportamento, perché egli, non solo ha disatteso le sue funzioni di sportivo, ma soprattutto ha tradito quelle di educatore.
Perciò, su questo argomento, mi si permetta di ribadire la profondità e la fermezza che l' Associazione assume, richiamando due dei dieci articoli del "PATTO ASSOCIATIVO" che ogni Dirigente di Società Sportiva, per considerarsi tale, dovrebbe conoscere:
Art. 2 - "La persona umana è il soggetto e il fine dell'attività del Centro Sportivo Italiano".
L'Associazione pone a base della propria azione la dignità della persona umana fatta a immagine di Dio, il suo primato di fronte a interessi di qualsiasi natura, il suo diritto a svilupparsi pienamente anche attraverso l'attività sportiva.
Le attività dell'Associazione sono pertanto sempre orientate allo sviluppo integrale delle persone, a favorire la varietà dei modi di essere più idonei e congeniali a ciascuna di esse, a promuovere relazioni,scambi e collaborazioni.
Art. 4 - "L'impegno sul territorio attiva vive correnti di partecipazione e di solidarietà per una vita sociale più umana."
Il tradizionale impegno dell'Associazione in favore dello "sport per tutti" trova concreta e puntuale attuazione rivolgendosi alle componenti più deboli ed emarginate della società e impegnandosi nella valorizzazione dello sport come prevenzione del disagio giovanile, recupero della devianza e come strumento per la riabilitazione e l'integrazione dei disabili.
Siamo nel tempo "forte" di Quaresima, la conversione di un cristiano impegnato nell'ambito sportivo passa anche attraverso la condivisione e l'attuazione di questi concetti.
Il Presidente
Luciano Morosi