Giovedì 15 ottobre scorso si è svolto presso la sede del Centro Sportivo Italiano di Cesena un incontro formativo sul tema: "Sport, Festa e il Giorno del Signore". Relatore principale don Giovanni Savini consulente ecclesiastico del Comitato CSI di Cesena. Questo incontro è stato il primo di una serie che il Direttore dell'Area di Formazione, Roberto Albonetti, ha organizzato non solo per gli arbitri di calcio (molto numerosi in questo primo appuntamento), ma anche per qualsiasi operatore del CSI, in quanto i temi trattati durante questi convegni saranno strettamente legati all'attività sportiva che l'Associazione tutta propone e svolge.
Il primo di giovedì scorso, animato da una bella relazione del nostro Don Giovanni e arricchito anche da altri interventi dei presenti, ha evidenziato come la parola "sport" sia stata usata per la prima volta circa duecento anni fa, nel 1829, attribuendole il significato di "divertimento" o "momento di divertimento". Il Centro Sportivo Italiano vuole proprio, con le sue attività sportive rivolte ai giovani come agli adulti, promuovere divertimento, godimento e soddisfazione nel muoversi sull'erba, sulla pista, in acqua. Soprattutto il piacere di stare insieme.
Diceva Mariano Crociata, Segretario Generale della CEI:
"... Il tempo dello sport è insieme tutto questo. Non è un tempo inutile, vuoto. E' il tempo in cui l'uomo si scopre non solo faber, ma anche ludens, entra nel grande gioco della vita per ricondurre ad unità il suo corpo e la sua interiorità e, così, sperimentare il suo essere persona. Nella scansione del tempo, gli spazi del gioco, dello sport e della festa diventino spazi d'incontro e d'integrazione, di unità tra pratica sportiva e ordine dei valori, tra desiderio di conquista e progetto di sé, luogo di educazione umanizzante.
Bisogna vivere e far vivere il tempo dello sport come sacramento dell'incontro con Dio: e Dio non delude le aspirazioni dell'uomo, perché è Lui la festa".
Già la "Festa". Diceva poi don Giovanni: sapete che differenza c'è tra "festa" e "baldoria"? Nella prima c'è un "festeggiato", nella seconda no.
Ogni volta che un arbitro, un allenatore, un dirigente, un giocatore scendono in campo con lo scopo principale di primeggiare ad ogni costo, di soddisfare esigenze personali devianti quali protagonismo, successo, vanità, ecc., in quel caso certamente non si è fatto festa, si è fatto baldoria dove ognuno ha cercato egoisticamente di fare prevalere il proprio "io".
Se invece gli operatori sportivi, qualsiasi ruolo essi ricoprano, si sforzano di considerare chi gli sta intorno come dei festeggiati, cioè come delle persone verso le quali "spendersi", donare il meglio di se, (considerazione, rispetto, preparazione, competenza,) non tanto per riceverne gratificazione (arriverà anche quella poi), quanto piuttosto per un atteggiamento di generosità, servizio, amore, allora ogni avvenimento sportivo svolto in questo clima si può definire una festa.
E come fare per fermarci un attimo a riflettere sulla nostra "mission", meditare sul compito delicato e difficile cui siamo chiamati ad assolvere, a ritrovare la "carica" per ricominciare un'altra settimana di lavoro, di impegno faticoso? Riscoprendo la "Domenica", il "Giorno del Signore".
Riporto alcune considerazioni di don Giovanni tratte della "Lettera Pastorale" del nostro Vescovo Antonio per l'anno 2009-2010.
Dice il Vescovo: "... possiamo dire che la domenica è un dono prezioso del Signore per noi. Non l'ha inventata la Chiesa, ma l'ha ricevuta da Gesù Cristo. La domenica è nata dalla risurrezione; l'ha scelta Cristo ed ha preso il nome da lui: dies dominica, giorno del Signore.
Cristo è risorto all'alba del primo giorno dopo il sabato, cioè la domenica. In quel giorno è apparso alle donne e alla Maddalena. In quel giorno si è fatto compagno di viaggio dei due discepoli di Emmaus. In quel giorno è apparso agli undici nel cenacolo, assente Tommaso ed è tornato otto giorni dopo, presente Tommaso.
I discepoli hanno iniziato a dire: E' risorto il primo giorno dopo il sabato; l'abbiamo visto di nuovo otto giorni dopo, ci ha assicurato che verrà, lo stiamo aspettando. E con questa fede, con questa speranza, hanno cominciato ad incontrarsi ogni domenica. Così la domenica è diventata Pasqua.
... Ma la domenica, oltre che essere celebrato come giorno del Signore, da noi come in tante nazioni, è giorno festivo per tutti. Come giorno di riposo, libero dal lavoro, non è tanto destinato a moltiplicare la vita attraverso la produzione ma ad elevarla, a curarne la qualità, facendola diventare tempo per la famiglia, tempo per la coltivazione degli affetti, per rinnovati incontri con parenti e amici e per nuove opportunità di partecipazione alla vita sociale e civile".
Pertanto, se ci sforziamo di celebrare la domenica così come ci viene indicato, per la forza dell'Eucaristia e della Parola di Dio, sono certo che ciò apporterà forza, sostegno, beneficio in tutto quello che facciamo durante la settimana, compresa l'attività sportiva.